Non si finisce col fracassarsi il naso in terra perché si scrive, ma al contrario si scrive perché ci si fracassa il naso e non resta più altro dove andare. (A. Cechov)

giovedì 31 luglio 2014

Il senso degli opposti: Molinella 09/09/12. Parte 2

Il Pac 750 xl si aspettare sulla pista solo pochi secondi. Aspetto il mio turno sotto il vento caldo dell'elica. Addio acconciatura, dico, ma nessuno mi sente e non riesco a far ridere nemmeno me.
Una volta partiti però mi invade una strana tranquillità. Sono ben imbracata,dopotutto, anche se so che le ovaie ne risentiranno. L'aereo sale rapidamente in quota. Nemmeno l'altitudine e le orecchie che iniziano a fischiare mi mettono in agitazione. A confondermi c'è anche il rumore del motore che va a coprire quello sordo dei miei battiti. 
Sotto di me i campi rettangolari, le strade e le macchine si rimpiccioliscono fino a che non riesco a scorgere la linea d'orizzonte e il mare. Guardo dal finestrino estasiata. E poi non è che possa fare molte altre cose, nemmeno girarmi, lo spazio è strettissimo. Qualcuno si lamenta per il caldo e una ragazza apre il portellone per far entrare un po' d'aria fresca, tranquilla, come se fossimo in auto e non su un aereo che vola a 3000 metri a una velocità di 200 chilometri orari.
Mancano pochi minuti al lancio: Il mio migliore amico per trenta minuti mi stringe ancora un po' le cinture, si aggancia a me e mi infila gli occhiali. Ho il dovere di ricordargli di fare con calma e non dimenticare nulla. L'aria è rarefatta, sulla pelle il freddo è asciutto, e anche la tensione è sparita del tutto, si è scomposta in particelle più piccole, staccate via dal corpo come scaglie, diluendosi nell'aria. Scivoliamo veloci dal nostro posto fino all'apertura del portellone. Ho le gambe nel vuoto, il vento sul viso, mi sento sospesa, corpo e mente. Mi concentro sulla posizione da tenere, testa all'indietro e gambe sotto l'aereo. Mi ritrovo nel vuoto senza sapere come ci sono arrivata. Una capriola in aria e stiamo precipitando. Scendiamo a 50 metri al secondo e la pelle del viso mi tira tanto che ho paura che prima di toccare terra mi si staccherà. Penso a quell'istante in cui ti tuffi ed entri in contatto con la superficie dura del mare, quando il naso si riempie di acqua e il sale pizzica la gola, e non riesci a respirare. Ma qui il tempo si dilata, elastico, e quell'istante è un minuto intero in cui tutti gli elementi della terra sono lì con me: l'aria che mi abbraccia forte, l'acqua in lontananza, la terra ai miei piedi, il fuoco nelle vene. E capisco che se non riesco a respirare non è per paura, ma per lo stupore di avere il mondo ai miei piedi e per la sensazione, così forte, di riuscire anche solo per un istante a dominarlo. Il corpo scompare, si annulla per le forze che premono, contrastanti, l'una a spingere verso il basso, l'altra a sorreggerti.
Una tocco sulla spalla mi ricorda del ragazzo-video che mi sta di fronte, ma io non voglio sorridere alla me che guarderà il video, voglio regalarle per sempre quello sbalordimento, quel senso degli opposti che scopro dentro di me: paura e sicurezza, immobilità e movimento, cielo e terra, sogno e realtà. Tutto quel mondo rinchiuso tra le mie mani, che si muovono libere nell'aria.
È il colpo del paracadute che si apre a riportare indietro i mie pensieri, a ricordarmi dove sono. E chi sono.
Saliamo di qualche metro per poi discendere nuovamente, un declinare che adesso appare dolce, rilassato.
Il mio migliore amico per ancora dieci minuti mi fa la mappa di quello che sta sotto ai miei piedi. Mi indica l'hangar, parlando in continuazione, e finge di farmi tenere il paracadute per un po'. Mi faccio trattare come una bambina, lanciando anche un gridolino per una sua brusca virata.
Arriviamo a terra e siamo fermi dopo un solo metro sull'erba. Ci  rimettiamo in piedi e mi stupisco di tenermi tanto bene sulle gambe. Tolti gli occhiali e recuperata la stoffa del paracadute, mi allontano con passo fermo: non mi sono mai sentita meglio. Con la mente pulita il mondo sembra più brillante, più vero.
Gli occhi scivolano in su ancora un attimo. L'azzurro è così intenso e fermo.
Da oggi so che guardare il cielo non sarà più la stessa cosa.


domenica 27 luglio 2014

#3

Trattandosi di narrativa, il lettore non vuole le tue dissertazioni sull'argomento, le tue osservazioni, il tuo sapere in quanto tale, le tue opinioni su tutto questo, le tue idee...Però METTI TUTTE QUESTE COSE CHE TI APPARTENGONO NELLE STORIE, NEI RACCONTI, ELIMINANDO TE STESSO (tranne quando prendi parte all'azione in prima persona). E QUESTA SARÀ  L'ATMOSFERA, E QUEST'ATMOSFERA SARAI TU, CAPISCI, TU, TU!

(J.London)

Foto: Francesco Romoli


martedì 22 luglio 2014

Il senso degli opposti: Molinella, 09/09/12. Parte 1

La tensione sale non appena metto piede a terra e uno Skyvan truccato da Nemo, il pesce della Disney, ci sfiora la testa. Guardo mio fratello, che non so come ha fatto a convincermi, mi dico. Un salto con il paracadute da 4200 metri. Io che non monto nemmeno sulle montagne russe. Io che ho paura persino del Topozorro.  Poi con la mente torno alla sera in cui gli ho detto: lo faccio!, ai nostri visi arancioni di tramonto e stanchezza, a quel suo dirmi che da lassù tutte le cose, anche i pensieri, si cambiano d'abito e i problemi diventano di colpo insignificanti. Il corpo sparisce e sei solo mente.
Qualcosa del genere.
Lui scende dall'auto paracadute e famiglia, io faccio due parole con la mia e con le altre due persone che proveranno oggi insieme a me l'ebbrezza del tandem, vale a dire il lancio dal paracadute agganciato a un istruttore. Stanno sbadigliando, e concludo che sia stata proprio la loro mancanza perenne di riposo ad averli convinti.
Così motivata faccio un'ora di fila per il check in e compilo il foglio dopo avergli dato solo un'occhiata distratta, ignorando di proposito le parti da firmare in cui il circolo non si ritiene responsabile di. Incidente? Morte? Non voglio saperlo. Ormai ho deciso di fare una cazzata e questa è decisamente una cazzata vestita a festa.
L'interno dell'hangar è un delirio di vestiti sul pavimento e un traffico di corpi e zaini. Sembra di essere a Malpensa in un giorno di sciopero. Ragazzi e ragazze in costume,con le tute da lancio infilate a metà, scalzi, spettinati. Alcuni ripiegano il paracadute, altri scrivono il proprio nome con il pennarello sul tabellone dei voli. Ogni tanto, da un altoparlante, qualcuno chiama i nomi per il volo, avvisa che è disponibile il servizio bar e comunica cose curiose sulle quali non voglio indagare troppo: avvertenza sanitaria, qualcuno ha ingerito per errore le pillole di Viagra...
L'ambiente è sporco, caotico e decisamente divertente. Mi sento subito a casa.
Mentre aspetto il mio turno vado vicino alla piscina, mi faccio due foto (delle quali mi pento subito dopo lo scatto), osservo gli altri paracadutisti scendere come pallottole colorate e mangio qualcosa. Vietato bere alcolici prima del lancio, recita un cartello. Rimando il brindisi a più tardi, quando, in fin dei conti, avrà anche più senso.
Sono le due del pomeriggio quando chiamano il mio nome.
Mentre finisco di prepararmi, più psicologicamente che altro, scopro che oltre al mio istruttore, che decido di chiamare Il mio migliore amico per trenta minuti, si lancerà al mio fianco anche un ragazzo-video.
Hai firmato per averlo, dice, non ricordi? La telecamerina mi fissa con il suo enorme occhio dal casco.
Mi stendo in faccia il sorriso migliore che riesco a fare e annuisco, poco convinta. Chissà che altro ho firmato, penso.
Il mio migliore amico per trenta minuti è molto giovane. Mio fratello prova a rassicurarmi sul numero di lanci che ha già fatto, ma le referenze in quel momento contano e non contano. Anzi, non contano affatto. Conta solo la sensazione di sicurezza che è in grado di darmi. E decido di dargli fiducia. Non che abbia molte altre scelte.
Mi spiega a cosa servono delle cinghie che mi sta allacciando, cosa faremo sull'aereo e cosa invece durante il lancio. Parla lentamente, in modo chiaro e guardandomi negli occhi e sento che le mascelle si rilassano e la bocca si distende tutta. Il corpo ancora oppone resistenza.
Il mio migliore amico per trenta minuti passa poi a illustrarmi i codici manuali.
Indice e medio: sposta la posizione delle gambe durante la caduta; mano avanti e indietro ripetutamente: rilassati; tocco su una spalla: vuoi sorridere alla telecamera per piacere?
Riguardando il video, in realtà, durante quei cinque minuti che impiega a imbracarmi  sembra che sia io a spiegare delle cose a lui, ma non ricordo neanche una parola di quello che gli ho detto. Brutto segno.

Dopo la vestizione cammino come Robocop fino alla navetta che ci porterà sull'aereo. Ottengo un posto privilegiato accanto all'autista. Dietro, il resto del branco. Alla prima buca una voce urla: ma chi ti ha dato la patente, Paperino?  Chiudo gli occhi per non vedere la fifa che sento salire come un palloncino pronto a esplodere. 



venerdì 11 luglio 2014

#2

Il trucco che dovrà fare la letteratura, per come la vedo io, sarà cercare di creare una ricchezza di dettagli e un linguaggio in grado di mostrare...sarà cercare di creare una mimesi efficacie quanto basta per mostrare che in realtà non è cambiato nulla. Che ciò che è sempre stato importante è ancora importante. E il nostro compito è capire come fare questa cosa in un mondo la cui consistenza sensoriale è completamente diversa.
(DFW)
Salice piangente, Claude Monet

#1

A ciò cui non si può dar senso, si potrà dare forma d'arte.
(John Barth)
A.Modigliani

La ragazza dello Sputnik, Murakami

"Nella primavera del suo ventiduesimo anno, Sumire si  innamorò per la prima volta nella vita. Fu un amore travolgente come un tornado che avanza inarrestabile su una grande pianura. Spazzò via  ogni cosa, trascinando in un vortice, lacerando e facendo a pezzi tutto ciò che  trovò sulla sua strada, e dietro non si  lasciò nulla. Poi, senza aver perso nemmeno un grado della sua forza, attraversò il Pacifico, distrusse senza pietà Angkor Wat e  incendiò una foresta indiana con le sue sfortunate tigri. In Persia si trasformò in una tempesta del deserto e seppellì sotto la sabbia un'esotica città-fortezza. Fu un amore straordinario, epocale".

 
Vincent Van Gogh, "Il mare a les Saintes