Non si finisce col fracassarsi il naso in terra perché si scrive, ma al contrario si scrive perché ci si fracassa il naso e non resta più altro dove andare. (A. Cechov)

domenica 28 settembre 2014

Sonetto 92 - William Shakespeare

Fa' pure del tuo peggio per sfuggirmi
tu in me vivrai per tutta la mia vita
e vita non durerà più a lungo del tuo amore,
perché sol da questo affetto essa dipende.
Quindi temer non devo il peggior dei torti
quando nel più piccolo la mia vita ha fine;
mi par di meritare miglior sorte
di quella che è balia dei tuoi capricci.
Non puoi torturarmi con la tua incostanza
perché nel tuo disdegno muore la mia vita:
o che beato titolo solo io posseggo,
felice del tuo amore, felice di morire!
Ma esiste felicità che nuvole non tema?
Tu potresti ingannarmi ed io non saperlo.





Foto: Alessia Zanzi

mercoledì 17 settembre 2014

Ieri, Agota Kristof

Ieri soffiava un vento conosciuto. un vento che avevo già incontrato.
Era una primavera precoce. Camminavo nel vento a passi decisi, rapidi, come tutte le mattine. Eppure avevo voglia di ritrovare il mio letto e distendermi, immobile, senza pensieri, senza desideri, e di restare sdraiato fino al momento in cui avrei sentito avvicinarsi quella cosa che non è voce né gusto né odore, solo un ricordo vaghissimo, venuto da oltre i limiti della memoria. 



Foto: Francesco Romoli

lunedì 8 settembre 2014

#5

Quando si finisce di leggere un bellissimo racconto e si mette via il libro, ci si dovrebbe fermare un momento, come per riprendersi. In questo momento, se lo scrittore è riuscito nel suo intento, si dovrebbe formare un senso di comunione emotiva e intellettuale. O, se non proprio un senso di comunione, perlomeno la sensazione che le disparità di una situazione cruciale ci siano state presentate sotto una nuova luce e questo è per noi un punto di partenza.
(R. Carver)
Foto: Alessia Zanzi

lunedì 1 settembre 2014

La maestra dei colori, Aimee Bender

I fan di Aimee Bender non saranno delusi dal nuovo libro dell'eccentrica scrittrice americana. La maestra dei colori è una raccolta di quindici racconti, divisi in tre parti.
Prendendo le movenze della fiabe dei Fratelli Grimm, a cui l'autrice si è sempre ispirata, la narrazione cuce tutti i pezzi di un mondo popolato da donne che devono sposano orchi, uomini che si fingono nazisti per essere condannati dal tribunale di Norimberga, ragazzi che soffrono di analfabetismo facciale. Pregevole il racconto da cui prende nome la raccolta, una specie di fiaba prima della fiaba, in cui la futura protagonista di Pelle d'asino riceve tre vestiti dalla giovane apprendista della Maestra dei colori. Non trapela  alcun romanticismo in queste pagine, piuttosto la fragilità dell'essere umano, nascosta dietro a una apparente sicurezza.  
Lo stile della Bender alleggerisce le cose pesanti e tristi,  mette in mano al lettore le chiavi della sua mente e gli permette di aprirla.  
Il fantastico trabocca da ogni parola. Eppure c'è sempre qualcosa di terribilmente realistico nelle sue storie, di coinvolgente.
Sono le emozioni dei personaggi a prendere corpo,diventando tangibili  più dei personaggi stessi.  Ed è proprio l'elemento che rende queste pagine speciali.  

Terminato il libro, come suggeriva Carver, ci si dovrebbe fermare un momento,  per riprendersi. Allora si avvertirà, come fosse una magia, che qualcosa è scivolato via dal libro, si è cercato un cantuccio nel cuore, ci si è accovacciato e lì resterà per sempre. Per ricordarci di che colore sono i nostri sentimenti.