Ho
conosciuto Lorenzo a un corso di scrittura e già dal primo istante mi sono resa
conto che era passione quella che leggevo nei suoi occhi. Passione per le
parole e per il loro giusto significato: un dono di pochi.
A
settembre dello scorso anno ha pubblicato un libro, Seduco, dunque sono!, edito da FrancoAngeli. Leggerlo è stata un'esperienza molto
interessante e da qui è arrivata la mia idea di fare questa intervista.
Ringrazio
quindi Lorenzo per la pazienza e l'entusiasmo con cui abbiamo condiviso questo
piccolo esperimento.
Lorenzo
Oggero è consulente
e docente di management nella'era delle risorse umane. Socio di Ariele,
l'Associazione Italiana di Psicoanalisi, è autore di numerosi articoli e libri.
Direi
di iniziare con la domanda che il lettore si pone appena prende in mano il tuo
libro: perché Seducenza e non Seduzione?
Seducenza è una parola di derivazione francese. È sì
l'atto della seduzione, ma concepita in modo diverso dal solito, in modo più
ampio. Con Seducenza ci allontaniamo dalla componente cattolica della parola e
quindi non ci limitiamo alla dimensione erotico-sessuale. Cerchiamo invece un
modo possibile per eliminare il malessere relazionale. Dobbiamo imparare a
declinare il nostro essere seducenti nella quotidianità. A questo proposito io
l'ho chiamata Social -skill, ovvero una capacità del vivere sociale.
Quindi,
in un certo senso, questo libro ha un rapporto con la società in cui viviamo...
Questo è ovvio. La modernità è liquida, come dice
Bauman. Soffriamo della vischiosità dei vincoli e in tutto questo si situa
l'importanza di disporre di una buona rete di relazioni. È un modo per sentirci
più sicuri. E in quanto Skill, la
Seducenza può essere appresa(e migliorata).
In
che relazione metteresti il corpo con la mente durante l'atto della Seducenza?
La Seducenza è situazionale, non esiste una
priorità. Quindi certe volte a prevalere è la mente, altre volte il corpo,
fermo restando che in ogni caso il corpo è uno strumento di comunicazione molto
forte, quindi indispensabile.
Veniamo
al mio capitolo preferito, quello sulle aspettative. Perché consigli di
separarsene? Ma sopratutto, come si può farlo?
Aspettare, dal latino expectare, guardare, significa
stare con l'animo e la mente rivolti verso il futuro. Quindi le aspettative si
pongono come un guardare all'Altro auspicando che si comporti come io desidero
e auspico. Come affermo nel libro questo significa mettere il suo futuro in
galera. C'è una componente di dominio che non può portare ad altro che
all'infelicità sia di chi nutre le aspettative sia di chi le subisce. Ecco
perché è necessario liberarsene. Come possiamo farlo? Con l'etero-centratura.
Questo significa uscire da se stessi e comprendere l'altro. È una cosa che si
può apprendere imparando ad ascoltare gli altri, osservandoli e
decodificandoli, in definitiva. È un lavoro che richiede impegno e esercizio
costante.
Per
scrivere il libro hai scelto un linguaggio molto leggero, ironico. Quanto la
leggerezza aiuta la Seducenza?
La leggerezza, quella che Calvino ci raccomanda
nelle sue Lezioni americane, è indispensabile. La leggerezza è un valore e non
un difetto. È il sollevarsi dalla pesantezza del mondo. Tra gli esempi di
anti-seduzione alla fine del libro nomino proprio colore che non sanno cos'è la
leggerezza. Questo perché essere leggeri è come salire su un elicottero e
mettersi a osservare i propri problemi
dall'alto. Il mio linguaggio, qui, rispecchia la leggerezza della proposta.
Poni
una domanda all'inizio del libro: Sei soddisfatto della tua capacità seduttiva?
Tra i quadranti della matrice che proponi per leggersi in rapporto alla Seducenza
appare anche l'Alieno, cioè colui che è disinteressato a sedurre.
Consiglieresti comunque il tuo libro a questa categoria di persone e perché?
La prima cosa da prendere in considerazione è che il
mondo non sta mai fermo. Ed è quindi impossibile rimanere fermi in un mondo in
movimento. È importante definire rispetto a che cosa una persona può essere
soddisfatta della propria capacità seduttiva. È difficile rimanere sempre nello
stesso stato ed è invece legittimo modificare. È importante precisare che la
matrice va letta nel tempo.
Nel
tuo libro parli, appunto, anche del tempo...
Bisogna innanzitutto distinguere tra Kairos e
Chronos. Il Kairos è il momento giusto. Nell'antica Grecia è il momento di Dio.
Mentre il Chronos è il tempo logico e sequenziale, il Kairos è il momento in
cui accade qualcosa di speciale ed è qualitativo. Questo significa che non tutti
i momenti sono uguali. Le persone, diceva Hillman, sono come libri: bisogna
imparare a leggerli (etero-centrandoci) . Il tempismo si rivela un aspetto
molto importante, quindi. Liberiamoci dalla foga e impariamo a evitare
l'assalto delle parole con l'Altro.
Secondo
te quanta autostima occorre per la Seducenza?
La Seducenza è un processo circolare. Bisogna
imparare a produrre desiderabilità nell'altro. Non c'è un prima o un dopo, ma
una circolarità. Bisogna guardarsi: a una certa età ognuno ha la responsabilità
della propria faccia. E bisogna imparare a capire che ognuno di noi è un pezzo
unico. Un occhio che invece guarda dentro mentre l'altro guarda fuori significa
inseducibilità.
Parliamo
infine del cono della potenza seduttiva...
Di fronte alla Seducenza ci possiamo porre con
diversi atteggiamenti psicologici. Prenderne coscienza significa non cadere
nello stato psicologico dell'Impotenza, vale a dire ripetersi di non essere in
grado di sedurre nessuno; significa non salire verso l'Onnipotenza,
dimenticando la realtà e illudendosi di poter raggiungere qualsiasi obiettivo;
significa porsi invece in uno stato di
Potenza, dove gli obiettivi sono realistici e si fa i conti con la realtà. Il
seduttore, quindi, agisce nella propria area di Seducenza, cioè si concentra su
ciò che è alla sua portata (non illudiamoci di poter sedurre Natalie Portman!)
, prepara il terreno per la decisione che l'Altro prenderà nei suoi
confronti.
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