Non si finisce col fracassarsi il naso in terra perché si scrive, ma al contrario si scrive perché ci si fracassa il naso e non resta più altro dove andare. (A. Cechov)

mercoledì 9 dicembre 2015

31 - Emily Dickinson

Che io sia per te l'Estate
quando i giorni d'Estate saranno lontani!
La tua musica ancora, quando l'Allodola
e il Pettirosso - taceranno!

Fiorire per te, sorvolerò la tomba
e seminerò i miei boccioli!
Ti prego di raccogliermi-
      Anemone-
Tuo fiore - per sempre!



giovedì 19 novembre 2015

Il giardino d'amore - William Blake

Nel Giardino D'amore un giorno entrai
e vidi cosa mai veduta prima:
una Cappella eretta proprio al centro
del prato ove ero solito giocare.

Essa aveva cancelli ben sprangati,
"Tu non devi" era scritto sulla soglia;
io al Giardino d'Amore mi rivolsi,
che tanti fiori aveva generato;

e lo vidi di tombe tutto ingombro,
e al posto dei fiori v'eran lapidi;
e Preti neri intorno ad imbrogliare
tra spini i miei piaceri e desideri.



Foto: Alessia Zanzi

mercoledì 18 novembre 2015

#13

Quello che so è che abbiamo bisogno di correre senza un perché, attraverso i campi, i boschi. e la meta non è il traguardo, anche se là c'è una folla pronta ad applaudirci. forse siamo affascinati dal senso di solitudine del maratoneta.
Richardson



mercoledì 16 settembre 2015

Il sale della vita:4

Alzarsi la mattina dimenticandosi che è un giorno di festa. Scendere dal letto lentamente, prepararsi il caffè e respirare il profumo che esce dalla moka, aprire un libro  scelto a caso e rimanere folgorati dalla sua bellezza.




giovedì 3 settembre 2015

Appunti per un'orestiade africana, Pier Paolo Pasolini

Una pellicola che non è solo un documentario, non è solo una ricerca antropologica, non è solo un diario di viaggio. Eppure è tutte queste cose insieme. Sono appunti, come dice il titolo.
La voce che commenta è quella di Pasolini stesso che, molto ordinatamente, spiega il suo progetto, lasciandolo volutamente nella forma di progetto. Non è quindi qualcosa di incompiuto, tutt'altro. È una nuova forma che Pasolini adotta non solo nei film, ma anche nei romanzi ( già con Teorema e  la Divina Mimesis, raggiungendo il suo culmine con Petrolio).
L'intento: quello di porre per analogia l'Orestea di Eschilo (composta dalle tre tragedie Agamennone, Le coefore e le Eumenidi)all'Africa libera degli anni sessanta, sopratutto dal punto di vista della tragedia terza, dove le Erinni, le Furie, vengono trasformate  da Atena in Eumenidi. Questo passaggio, questa trasformazione, rappresenta simbolicamente la scomparsa di una parte dell'Africa antica, quella tribale, quella al tempo stesso terribile e brutale, spaventosa e ancestrale, imbevuta dello spirito antico. "L'africano", dice uno degli studenti universitari africani di Roma, intervistati nel film da Pasolini per giudicare la pellicola "contiene una vita interiore molto profonda"
Ed è da quella profondità della vita che Pasolini vorrebbe ripartire, cercando, nella prima parte, nei volti africani, i suoi protagonisti: così cerca nel volto di un vecchio l'Agamennone che torna dalla guerra e in una donna velata di nero sua moglie Clitennestra. Cerca infine il Coro, grande protagonista delle tragedie e insiste sul "carattere popolare " del suo film: "Il grande protagonista deve essere il popolo".I protagonisti devo essere quelli che lui scova in giro per Uganda, Tanzania, lago Tanganika.
Per le Erinni invece ha un'intuizione molto poetica. Non essendo umane, lascia che siano i grandi alberi africani a rappresentarle, e le divinità infuriate sono gli alberi spazzati via dal potente vento.
C'è popi un'interruzione dove Pasolini raccoglie l'idea di una tragedia cantata invece che recitata e qui si apre l'esperimento musicale jazz (con Gato Barbieri). Forse troppo lungo e straniante per essere preso in considerazione. E comunque Pasolini non decide, semplicemente appunta le sue idee in forma di immagine e giunge a Atene con il suo Oreste, di fronte al grande palazzo di Apollo che potrebbe essere, dice, l'Università a Kampala (Uganda). È il moderno che invade l'antico. O meglio: è l'Occidente che invade l'Africa portando una democrazia formale, con tutte le sue contraddizioni.
La conclusione, annuncia infine, è sospesa. Perché il nuovo mondo è ormai instaurato. Oreste è stato il tramite tra la barbara Argo ( tribale, in un certo senso, irrazionale e antica, così come lo sono le Erinni) e la razionale Atene, dal cui nuovo tribunale istituito da Atena, un tribunale di uomini per uomini, verrà assolto. Il punto di congiunzione tra l'antico e il nuovo. Che non è detto sia migliore.

La danza della tribù Wa-go-goo che chiude il film rappresenta questo passaggio: una danza piena di significati magici svuotata oggi nel significato dall'elemento sacro. La domanda ultima( e la più amata da Pasolini) è dunque questa: possono coesistere antico e moderno? E se sì in che modo? 


domenica 9 agosto 2015

Sensazione - Arthur Rimbaud



Le sere azzurre d'estate, andrò per i sentieri,

Punzecchiato dal grano, a calpestare erba fina:

Trasognato, ne sentirò la freschezza ai piedi.

Lascerò che il vento mi bagni il capo nudo.



Non parlerò, non penserò a niente:

Ma l'amore infinito mi salirà nell'anima,

E andrò lontano, molto lontano, come uno zingaro,

Nella Natura, - felice come con una donna.



Foto: Alessia Zanzi



martedì 7 luglio 2015

Il sale della vita:3

Le parole. Quelle giuste, le sbagliate, le fraintese. 
Quelle solo sussurrate o urlate, le parole d'amore e quelle di odio, quelle attese da una vita e quelle che non arriveranno mai.
Parole dolci, parole al vetriolo, i giochi di parole e i neologismi. Quelle scritte, quelle lette, quelle ascoltate e quelle dette. 
Le parole che ho riempito e quelle che ho scelto di lasciare ancora vuote. 

Perché ci si può chiudere tutto il mondo, nelle parole, e continuare contemporaneamente a lasciarlo libero. 






I racconti della birra, AA.VV.



Chiamata anche la bevanda dei re, la birra è forse l' alcolico più antico e diffuso al mondo. Ed è proprio per celebrare questo nettare rinfrescante che la casa editrice Marchetti, insieme al Birrificio Artigianale Toscano, ha voluto creare questa piccola antologia che raccoglie ventisei racconti brevi di scrittori esordienti. Tutti, rigorosamente, a tema birra. Così tra le pagine scopriamo che ci sono ricordi d'infanzia che resteranno sempre nel cuore, che la storia della scoperta della gravità in realtà è un po' diversa da come la apprendiamo sui libri e che l'amicizia è fatta sopratutto di cose semplici, come dividere un bicchiere di scura. Stili e generi diversi si incontrano per creare un libro ricco di emozioni. Apre la raccolta  Athos Bigongiali, la cui sottile ironia non delude mai. 




mercoledì 1 luglio 2015

Anna Karenina, Lev Tolstoj

Le famiglie felici si somigliano sempre l'una con l'altra: ogni famiglia infelice lo è in un modo particolare.
Tutto era sottosopra in casa Oblonskij. La moglie aveva saputo che era in intime relazioni con una giovane governante francese che era stata da loro e gli aveva dichiarato che non poteva più vivere nella stessa casa con lui. Questa situazione si protraeva già da tre giorni e ne risentivano il malessere marito, moglie, l'intera famiglia e perfino i domestici. Tutti si accorgevano che quel loro vivere uniti non aveva più senso e che fra persone incontratesi per caso in un albergo c'era più coesione che fra i membri della famiglia Oblonskij.



Foto: Francesco Romoli

venerdì 26 giugno 2015

#12

"Che il segreto dell'arte sia qui? Ricordare come l'opera si è vista in uno stato di sogno, ridirla come si è vista, cercare sopratutto di ricordare. Ché forse tutto l'inventare è ricordare"
Elsa Morante

Foto: Alessia Zanzi


mercoledì 10 giugno 2015

#11

"Io non avrei potuto fare che un mestiere, un mestiere solo: il mestiere che ho scelto, e che faccio, quasi dall'infanzia"
Natalia Ginzburg




martedì 12 maggio 2015

#10

"Noi cerchiamo continuamente di dare ordine, interpretandola, alla nostra vita con il passato, presente e avvenire, col nostro ambiente, col mondo in cui viviamo, sicché essa assume per noi un aspetto complessivo che cambia di continuo, più o meno presto e radicalmente a seconda che siamo costretti, disposti o capaci di accogliere le nuove esperienze che si presentano" 
Erich Auerbach



Foto: Francesco Romoli


venerdì 24 aprile 2015

Pasolini e il Nuovo Potere- Parte 3

Pasolini e il Nuovo potere- Parte 1

Pasolini e il Nuovo Potere- Parte2

Ma non è un intellettuale rinunciatario e pessimista, Pasolini. Tutt'altro. Potremmo definirlo un vero e proprio combattente. La sua nostalgia, lo ribadisce spesso, non è un modo per bloccarsi e arrendersi, facendosi imbrigliare dalle trame del Potere. È piuttosto  una ricerca continua della strada per contrastarlo.  Con Petrolio ( ma già anche parzialmente con la Divina Mimesis e con Teorema) Pasolini cerca di trovare un sistema per forare la rete costruita dal Potere e che interviene nel campo specifico della Letteratura. Cerca di portarsi fuori dal paradosso tentando non di fare un romanzo che esca dagli schemi del romanzo, ma di creare qualcosa di nuovo, che sia quasi non riconoscibile come letteratura. Una forma, appunto:
«È un romanzo, ma non è scritto come sono scritti i romanzi veri[...]Ciò vuol dire che non ho fatto del mio romanzo un 'oggetto', una 'forma', obbedendo quindi alle leggi di un linguaggio che ne assicurasse la necessaria distanza da me, quasi addirittura abolendomi, o attraverso cui io generosamente negassi me stesso assumendo umilmente le vesti di un narratore uguale a tutti gli altri narratori»[1].
Questo uscire dal gioco della letteratura, utilizzando la parola diretta, ovvero una parola che sia pensiero e azione, una parola ancora forte, significa per Pasolini uscire dal gioco del Potere e renderlo così visibile. Riuscendo appunto a risolvere il paradosso.
Ma il segreto del Potere è anche nascosto nella violenza che caratterizza gli anni settanta italiani. Ogni atto criminale necessita di responsabili. Coloro che hanno contribuito, assecondando il Potere, che questo entrasse e cambiasse le menti della popolazione.  I cittadini italiani vogliono sapere, afferma: vogliono sapere la verità sui disastri edilizi, sui cosiddetti "golpe"fascisti, sui ruoli del Sifar e del Sid, della Cia e della Mafia. E le vogliono sapere, aggiunge, tutte insieme. Ed ecco che quindi scrive "Il processo", dove condanna coloro che hanno governato il Paese dal dopoguerra al 1975. Questo per rivelare «ai cittadini italiani qualcosa di essenziale per la loro esistenza, cioè questo: i potenti democristiani che ci hanno governato negli ultimi dieci anni non hanno capito che si era storicamente esaurita la forma di potere che essi avevano servilmente servito nei vent'anni precedenti(traendone peraltro tutti i possibili profitti) e che la nuova forma di potere non sapeva più ( e non sa più) cosa farsene di loro[2]». Questo perché «il contesto in cui governare non è più quello clerico-fascista[3]». Il fascismo infatti, il vecchio potere, aveva governato l'Italia solo esteriormente,dominandola e non riuscendo a scalfirla. Il regime odierno invece è un regime democratico, ma quella acculturazione che il Nuovo Potere, cioè la società dei consumi, ha creato distrugge e annienta i vari modi di essere uomini.
Niente è più anarchico del Potere, afferma. Il Potere fa ciò che vuole e quello che vuole è dettato da ragioni economiche. Il Potere non vuole più un bravo cittadino o un bravo soldato, ma semplicemente un consumatore, che sia imprevidente, laico,edonista. Pasolini si propone come un arrabbiato in un'Italia dove esistono solo piccole rabbie perché esiste solo una piccola borghesia. Ed è l'unico modo per lui di avere ancora un senso come poeta. Le stesse polemiche, gli scandali, le denuncie, seppur dolorose, sono il rischio che il poeta corre per essere ancora un poeta. Drammaticamente anche la sua morte si pone in questa ottica. E Poeta delle ceneri sembra quasi un testamento:
«Perciò io vorrei soltanto vivere
Pur essendo poeta
Perché la vita si esprime anche solo con se stessa.
Vorrei esprimermi con gli esempi.
Gettare il mio corpo nella lotta.
O sarò poeta di cose.
Le azioni della vita saranno solo comunicate,
e saranno esse, la poesia,
poiché, ti ripeto,
non c'è altra poesia che l'azione reale»[4]





[1] PIER PAOLO PASOLINI; "Petrolio", Lettera a Moravia, p. 579
[2] PIER PAOLO PASOLINI; "Il processo", Corriere della sera, 1975

[3] ibid
[4] PIER PAOLO PASOLINI; "Poeta delle ceneri"


giovedì 9 aprile 2015

Pasolini e il Nuovo Potere - Parte 2

Pasolini e il Nuovo Potere-Parte 1


Nel 1973, in un articolo sul "Tempo illustrato"[1], criticando i temi di italiano dati all'esame di maturità dello stesso anno, scrive: «La restaurazione o rivoluzione reale cominciata nel 1971-1972[...] è in realtà una rivoluzione. [...]Essa tende a cancellare il passato, con i suoi "padri", le sue religioni, le sue ideologie e le sue forme di vita(ridotte oggi a mera sopravvivenza). Questa rivoluzione di destra, che ha distrutto prima di ogni cosa la destra, è avvenuta fattualmente, pragmaticamente. Attraverso una progressiva accumulazione di novità (dovute quasi tutte all'applicazione della scienza): ed è cominciata dalla rivoluzione silenziosa delle infrastrutture». La civiltà tecnologica, voluta dal Nuovo Potere, ha generato un nuovo mondo distruggendo le vecchie istituzioni sociali, quali la famiglia, cultura, la lingua, la Chiesa. Anche « la "vera" tradizione umanistica[...] viene distrutta dalla nuova cultura di massa e dal nuovo rapporto che la tecnologia ha istituito -con prospettive ormai secolari- tra prodotto e consumo»[2].
Scompaiono dunque non solo le culture originali e differenziate del mondo contadino e sottoproletario, ma anche la borghesia paleoindustriale. Tutte queste classi vengono unificate e omologate per creare una nuova borghesia, completamente dedita al consumo. Nel 1975, poco prima di morire, afferma che in Italia tutti sono diventati borghesi, anche se le differenze continuano a sussistere economicamente: esiste cioè una classe borghese povera e una ricca. La scomparsa delle minoranze e delle diversità, dei particolarismi e della realtà, va di pari passo con la scomparsa dei sorrisi e della felicità. Parla di genocidio delle classi subalterne, voluto dalla società dei consumi e coadiuvato dai giovani, i quali hanno compiuto una vera e propria abiura dei modelli precedenti di vita.
  Ma, ancor più tragico per un poeta, Pasolini assiste all'impoverimento progressivo della lingua. Il linguaggio è stato segnato anch'esso dall'omologazione, spesso diventando puro tecnicismo. L'italiano è stata una lingua esclusivamente letteraria per secoli e il centro era Firenze, grazie ad artisti come Dante o Boccaccio.  Ma dopo la fine della guerra ha subito un cambiamento: il centro non è più letterario e non è più Firenze, bensì è tecnico-tecnologico ( basti pensare, afferma, alla parola "frigorifero", utilizzata in tutta Italia nello stesso identico modo) e ha come capo Milano. A questo radicale cambiamento contribuiscono i giornali, l'accrescimento delle infrastrutture e, sopratutto, la televisione. Il Nuovo Potere si serve degli strumenti della tecnologia in maniera subdola. È una violenza non esplicita e per questo  ancor più pericolosa perché invisibile o quasi. La televisione ha contribuito a diffondere l'ideologia reale del potere che si fonda sull'edonismo del potere consumistico e crea vittime innocenti, come ad esempio la Marylin Monroe ritratta ne "La rabbia", la «sorellina ubbidiente», la cui «bellezza sopravvissuta dal mondo antico, richiesta dal mondo futuro, posseduta dal mondo presente, divenne un male mortale».
 «I mezzi però non sono niente» afferma Pasolini, «sono strumenti neutri. Ma appena se ne impadroniscono i mediatori della cultura di massa ecco che oltrepassano la loro funzione di strumenti, che si "divinizzano": se ne fanno una "divinità" al servizio del culto del Potere e del Denaro[3]». Attraverso la televisione i "modelli" non vengono parlati, ma rappresentati. Sono modelli tali da rendere la gioventù più indifesa criminale o criminaloide. «È stata la televisione che ha, praticamente (essa non è che un mezzo) concluso l'era della pietra e iniziato l'era dell'edonè[4]». La proposta di Pasolini per eliminare la criminalità è quella provocatoria di abolire la televisione. Così come propone di abolire la scuola dell'obbligo, in quanto scuola di iniziazione alla cultura piccolo-borghese, fatta di nozionismo statico e moralismo. La criminalità è una conseguenza diretta del modo di essere della società dei consumi: «il consumismo ha distrutto cinicamente un mondo "reale", trasformandolo in una totale irrealtà, dove non c'è più scelta possibile tra bene e male[5]».
  Lo scrittore prende atto dolorosamente  di una vera e propria afasia, cioè una perdita delle capacità linguistiche. «Tutta l’Italia centro-meridionale aveva proprie tradizioni regionali, o cittadine, di una lingua viva, di un dialetto che era rigenerato da continue invenzioni, e all’interno di questo dialetto, di gerghi ricchi - di invenzioni quasi poetiche: a cui contribuivano tutti, giorno per giorno, ogni serata nasceva una battuta nuova, una spiritosaggine, una parola imprevista; c’era una meravigliosa vitalità linguistica. Il modello messo ora lì dalla classe dominante li ha bloccati linguisticamente: a Roma, per esempio, non si è più capaci di inventare, si è caduti in una specie di nevrosi afasica; o si parla una lingua finta, che non conosce difficoltà e resistenze, come se tutto fosse facilmente parlabile - ci si esprime come nei libri stampati - oppure si arriva addirittura alla vera e propria afasia nel senso clinico della parola; si è incapaci di inventare metafore e movimenti linguistici reali, quasi si mugola, o ci si danno spintoni, o si sghignazza senza saper dire altro»[6]. 
Parlando della generazione dei giovani contestatori afferma: «Credo di poter affermare che  una delle ragioni essenziali della grande inquietudine dei giovani di oggi è appunto l'ignoranza di cui si compiacciono; direi anzi una certa qualità di ignoranza[7]». Rifiutano una cultura plasmata allo stampo del mondo preindustriale, i cui ideali non sono più adatti agli imperativi dell'esistenza moderna. Paradossalmente, essi «lottano contro questo neocapitalismo, ma in effetti ubbidiscono a loro insaputa alle sue esigenze sacrileghe[8]». Non innovano nel quadro della cultura paterna, ma la rifiutano.
La perdita di linguaggio per Pasolini coincide drammaticamente con la perdita della propria poetica. È la perdita di un mondo poetico quella che l'autore rimpiange, il mondo da lui descritto già in "Ragazzi di vita" o filmato in "Accattone", dove « er mondo è de chi c'ha li denti». Perso il particolarismo dialettale, l'autore sente di non avere più una lingua con cui rappresentare il mondo e non è più capace di identificarsi con esso. Il cinema per Pasolini è stato una scelta di linguaggio: girando i primi film ricorreva al linguaggio naturale della realtà. Finita la realtà così come lui la aveva amata ( la realtà del sottoproletariato, del mondo contadino) il poeta si trova perduto e costretto a inventare una nuova poetica, una poetica fatta di pluralità di scritture e ben rappresentata da Petrolio, quella forma-progetto dove l'oggetto estetico non conta più. Il Nuovo Potere gli ha tolto una lingua con cui rappresentare il mondo. E Pasolini non può fare altro che rappresentarlo in modo tragico e carico di nostalgia, come ne La Rabbia.




[1] PIER PAOLO PASOLINI; "P:giudica i temi di italiano", Tempo illustrato, 1973. Ora in Scritti corsari con il titolo"La prima vera rivoluzione di destra", pp. 17-21
[2] Ibid.
[3] PIER PAOLO PASOLINI; "Il sogno del centauro", intervista a cura di J. Duflot
[4] PIER PAOLO PASOLINI, "Aboliamo la tv e la scuola dell'obbligo", Corriere della sera, 1975
[5] Ibid.
[6] PIER PAOLO PASOLINI, "Il genocidio", Scritti Corsari, pp. 226-231
[7] PIER PAOLO PASOLINI, "Il sogno del centauro", intervista a cura di J. Duflot
[8] Ibid.





mercoledì 1 aprile 2015

#9

"Avendo sentito sin dalla nascita una totale disarmonia con la realtà che mi circondava, la materia della mia ispirazione non poteva essere che quella disarmonia"
Eugenio Montale


Foto: Alessia Zanzi

mercoledì 25 marzo 2015

Pasolini e il Nuovo Potere- Parte 1

Negli anni che vanno dal 1963, apice del cosiddetto "miracolo economico", e gli inizi degli anni ottanta, l'Italia è scossa da profondi mutamenti. Questa rivoluzione  vede cambiare gli italiani nel loro modo di vivere e lavorare, consumare e produrre, pensare e sognare. L'Italia apre le porte al Neocapitalismo. In questo clima Pasolini parla di un vero e proprio Nuovo Potere, un nuovo fascismo, ai più invisibile, nascosto tra le pieghe di un repentino e da tutti auspicato benessere.
Il Nuovo Potere di Pasolini è anch'esso un totalitarismo, come il vecchio potere clerico-fascista che lui ha ben conosciuto sotto Mussolini, ma l'autore non identifica questo potere solo dal punto di vista politico. È invece qualcosa che investe sopratutto il lato economico e sociale della società. Al contrario del vecchio fascismo, che aveva la faccia di un dittatore preciso, Mussolini, questo è un potere senza volto. «Scrivo "Potere" con la P maiuscola[...] solo perché sinceramente non so in cosa consista questo nuovo Potere o chi lo rappresenti»[1]. È un potere da mille volti, uno dei quali viene rappresentato dall'autore in Petrolio attraverso il personaggio di Troya, ovvero il Cefis a capo dell'Eni dopo la morte di Mattei[2].
Il Nuovo Potere risiede infatti nella «totalizzazione stessa dei modelli industriali: come dire una sorta di conquista globale della mentalità tramite l'ossessione di produrre, di consumare, e vivere di conseguenza».[3]
Le sue caratteristiche sono l'abbandono del vecchio clelicarismo, la borghesizzazione forzata di contadini e sottoproletari, la scelta di attuare fino in fondo lo Sviluppo, trascurando però il Progresso. Distingue bene, Pasolini, questo rapporto senza equilibrio nei suoi scritti: coloro che spingono lo Sviluppo( questo Sviluppo in particolare, precisa, non lo sviluppo in generale) sono gli industriali, ovvero coloro che producono, la destra economica e non ideologica; gli operai, i contadini, gli intellettuali di sinistra vogliono invece il Progresso. Mentre lo Sviluppo produce beni superflui, il Progresso vorrebbe produrre solo beni necessari. «Il "progresso" è dunque una nozione ideale(sociale e politica: là dove lo "sviluppo" è un fatto pragmatico ed economico»[4]. Lo Sviluppo si è formato nel contesto dell'industrializzazione borghese.«Ma l'idea del possesso e della conservazione, su cui si fonda la condanna della borghesia, non sono una caratteristica del vecchio mondo padronale? Mentre il nuovo mondo non si cura tanto di possedere e di conservare quanto di produrre e di consumare? »[5], si chiede l'autore.
Le conseguenze  di questa particolare dissociazione tra Sviluppo e Progresso sono drammatiche. La civiltà dei consumi ha fatto sì che avvenisse una vera e propria mutazione antropologica. La perdita di valori, quali l'amicizia, la dignità, l'onore, la virilità, la fiducia, ha toccato la società ( e i giovani, sopratutto) nel proprio modo di essere. Basta guardare, dice Pasolini. Sul Corriere della sera pubblica un articolo[6] dove dichiara che il fascismo non è più il fascismo tradizionale. I giovani chiamati "fascisti" sono culturalmente, psicologicamente, somaticamente, identici ai loro coetanei. L'omologazione culturale ha fatto sì che sparissero le differenze tra popolo e borghesia, operai e sottoproletari. L'imitazione, il conformismo, genera dei veri e propri mostri. Il conformismo è proprio uno dei punti critici del pensiero pasoliniano sul Nuovo Potere.
Nel suo romanzo postumo, Petrolio, questo è particolarmente evidente nella Visione del Merda.[7] Ogni paragrafo della Visione rappresenta un mutamento sociale in atto, che si identifica nel Modello chiuso dentro al tabernacolo all'interno di veri e propri gironi infernali. Il Merda e la sua fidanzata , Cinzia, viaggiano attraverso le strade della capitale, abbracciati, in silenzio perché «tra loro tutto è stato detto, e per quanto riguarda gli altri, la loro presenza basta a dire tutto»[8]. In rilevo qui la mimesi dei giovani nel vestire o nel pettinarsi ( tema già affrontato sul Corriere della sera con "Contro i capelli lunghi"[9]). Il Nuovo Potere manipola i corpi, afferma, come Himmler o Hitler, ma nel modo peggiore: trasformandone la coscienza, istituendo i valori del consumo che sono falsi e alienanti. Questa mimesi risulta però goffa e, sopratutto, nevrotizzante perché il giovane non riesce a realizzare i modelli imposti. Il problema della nervosi si ripercuote poi su tutto.
Questo nuovo fascismo, quindi, impone dall'alto, e tutto ciò che viene imposto dall'alto è più forte di ciò che viene dal basso. Impone i modelli, la cultura. E, paradossalmente, anche la tolleranza. Ma è una falsa tolleranza, che in un certo senso viene venduta alla società dei consumi. È un permissivismo concesso dall'alto e quindi revocabile a comodo. Questo è ben evidente nel contestato articolo sull'aborto che vide molte femministe  sul piede di guerra. L'articolo[10] parla proprio di «una libertà sessuale "regalata" dal potere» che dà come risultato «una vera e propria generale nevrosi». Il Merda e la sua ragazza, in Petrolio, sono i simboli di questa coppia eterosessuale a cui vengono concessi molti più diritti che in passato, anche al di fuori della convenzione matrimoniale. Ma «tale coppia», scrive Pasolini,  «viene presentata come un modello ossessivamente obbligatorio, esattamente alla stregua, per esempio, della coppia consumatore-automobile»[11]. Il mostro consumistico è un mostro bifronte,creato dal binomio Ragione-Pragma. È una la divinità della borghesia, una divinità che impone dall'alto e esclude le minoranze(tra cui anche gli omosessuali) dalla grande e nevrotica abbuffata.
La corsa ai beni superflui,  una novità in una storia italiana fatta di pane e miseria, ha portato alla corruzione, alla «selvaggia distruzione di valori», al «deterioramento antropologico, ecologico, civile»[12]. La democratizzazione derivante da questo esteso consumo dei beni, prosegue, ha portato all'appiattimento generale.




[1] PIER PAOLO PASOLINI; "Il potere senza volto", Corriere della sera, 1974. Ora in Scritti corsari con il titolo "Il vero fascismo e quindi il vero antifascismo", pp. 45-50
[2] PIER PAOLO PASOLINI; "Petrolio", pp. 103-117
[3] PIER PAOLO PASOLINI; "Il sogno del centauro", intervista a cura di J.Duflot, p. 152
[4] PIER PAOLO PASOLINI, "Sviluppo e progresso", Scritti corsari, pp. 175-178
[5] PIER PAOLO PASOLINI, Teorema, p.195
[6] PIER PAOLO PASOLINI; "Gli italiani non sono più quelli", Corriere della sera. Ora in Scritti corsari con il titolo "Studio sulla rivoluzione antropologica in Italia", pp. 39-44
[7] PIER PAOLO PASOLINI, "Petrolio", pp. 344-414
[8] Ibid.
[9] PIER PAOLO PASOLINI. Ora in Scritti corsari con il titolo " Il «Discorso» dei capelli", pp. 5-11
[10] PIER PAOLO PASOLINI; "Sono contro l'aborto", Corriere della sera, 1975. Ora in Scritti corsari con il titolo"Il coito, l'aborto, la falsa tolleranza del potere, il conformismo dei progressisti"
[11] PIER PAOLO PASOLINI, "Il carcere e la fraternità dell'amore omosessuale", Il Mondo. Ora in Scritti corsari, pp. 197-202
[12] PIER PAOLO PASOLINI; "Il processo", Corriere della sera. Ora in Lettere luterane, pp. 129-139





giovedì 5 marzo 2015

Si è addormentato il mio cuore?- Antonio Machado





Si è addormentato il mio cuore?

Alveari dei miei sogni,

state in ozio? Manca l’acqua

alla noria della mente

e le secchie giran vuote,

sono piene solo d’ombra?

No, che non dorme il mio cuore.

È ben desto il cuore, è desto.

Non dorme né sogna: è intento,

aperti gli acuti occhi,

a lontani segni ascolta

agli orli del gran silenzio.





Foto: Alessia Zanzi

sabato 14 febbraio 2015

Il re pallido, David Foster Wallace

"Di là dalle pianure di flanella, i grafici d’asfalto e gli orizzonti di ruggine sbilenca, e al di là dal fiume tabacco sormontato dagli alberi piangenti e monetine di sole che filtrano sull’acqua della foce, nel punto oltre il frangivento, dove i campi incolti rosolano striduli al caldo antimeridiano: sorgo, farinello, leersia, salsapariglia, cipero, stramonio, menta selvatica, soffione, setaria, uva muscadina, verza, verga aurea, edere, terrestre, acero da fiore, solano, ambrosia, avena folle, vecciua, gramigna, fagiolini spontanei invaginati, tutte teste che annuiscono dolcemente a una brezza mattutina che è la morbida mano di una madre sulla guancia."


Foto: Alessia Zanzi

lunedì 9 febbraio 2015

Il sale della vita :2

Mia figlia:
passare del tempo con lei,
restare senza parole di fronte al suo sorriso,
sciogliermi dentro al suo abbraccio.
Vederla crescere,
insegnarle cose nuove,
stupirmi
(sempre e ogni giorno)
dell'immensità della sua fantasia
e della semplicità dei suoi sogni.
Perdermi nel suo amore





lunedì 26 gennaio 2015

Intervista a Lorenzo Oggero, autore di Seduco dunque sono!

Ho conosciuto Lorenzo a un corso di scrittura e già dal primo istante mi sono resa conto che era passione quella che leggevo nei suoi occhi. Passione per le parole e per il loro giusto significato: un dono di pochi.
A settembre dello scorso anno ha pubblicato un libro, Seduco, dunque sono!, edito da FrancoAngeli.  Leggerlo è stata un'esperienza molto interessante e da qui è arrivata la mia idea di fare  questa intervista.
Ringrazio quindi Lorenzo per la pazienza e l'entusiasmo con cui abbiamo condiviso questo piccolo esperimento.


Lorenzo Oggero è consulente e docente di management nella'era delle risorse umane. Socio di Ariele, l'Associazione Italiana di Psicoanalisi, è autore di numerosi articoli e libri.


Direi di iniziare con la domanda che il lettore si pone appena prende in mano il tuo libro: perché Seducenza e non Seduzione?

Seducenza è una parola di derivazione francese. È sì l'atto della seduzione, ma concepita in modo diverso dal solito, in modo più ampio. Con Seducenza ci allontaniamo dalla componente cattolica della parola e quindi non ci limitiamo alla dimensione erotico-sessuale. Cerchiamo invece un modo possibile per eliminare il malessere relazionale. Dobbiamo imparare a declinare il nostro essere seducenti nella quotidianità. A questo proposito io l'ho chiamata Social -skill, ovvero una capacità del vivere sociale.

Quindi, in un certo senso, questo libro ha un rapporto con la società in cui viviamo...

Questo è ovvio. La modernità è liquida, come dice Bauman. Soffriamo della vischiosità dei vincoli e in tutto questo si situa l'importanza di disporre di una buona rete di relazioni. È un modo per sentirci più sicuri. E in quanto Skill, la Seducenza può essere appresa(e migliorata).

In che relazione metteresti il corpo con la mente durante l'atto della Seducenza?

La Seducenza è situazionale, non esiste una priorità. Quindi certe volte a prevalere è la mente, altre volte il corpo, fermo restando che in ogni caso il corpo è uno strumento di comunicazione molto forte, quindi indispensabile.

Veniamo al mio capitolo preferito, quello sulle aspettative. Perché consigli di separarsene? Ma sopratutto, come si può farlo?

Aspettare, dal latino expectare, guardare, significa stare con l'animo e la mente rivolti verso il futuro. Quindi le aspettative si pongono come un guardare all'Altro auspicando che si comporti come io desidero e auspico. Come affermo nel libro questo significa mettere il suo futuro in galera. C'è una componente di dominio che non può portare ad altro che all'infelicità sia di chi nutre le aspettative sia di chi le subisce. Ecco perché è necessario liberarsene. Come possiamo farlo? Con l'etero-centratura. Questo significa uscire da se stessi e comprendere l'altro. È una cosa che si può apprendere imparando ad ascoltare gli altri, osservandoli e decodificandoli, in definitiva. È un lavoro che richiede impegno e esercizio costante.

Per scrivere il libro hai scelto un linguaggio molto leggero, ironico. Quanto la leggerezza aiuta la Seducenza?

La leggerezza, quella che Calvino ci raccomanda nelle sue Lezioni americane, è indispensabile. La leggerezza è un valore e non un difetto. È il sollevarsi dalla pesantezza del mondo. Tra gli esempi di anti-seduzione alla fine del libro nomino proprio colore che non sanno cos'è la leggerezza. Questo perché essere leggeri è come salire su un elicottero e mettersi a osservare i propri  problemi dall'alto. Il mio linguaggio, qui, rispecchia la leggerezza della proposta.

Poni una domanda all'inizio del libro: Sei soddisfatto della tua capacità seduttiva? Tra i quadranti della matrice che proponi per leggersi in rapporto alla Seducenza appare anche l'Alieno, cioè colui che è disinteressato a sedurre. Consiglieresti comunque il tuo libro a questa categoria di persone e perché?

La prima cosa da prendere in considerazione è che il mondo non sta mai fermo. Ed è quindi impossibile rimanere fermi in un mondo in movimento. È importante definire rispetto a che cosa una persona può essere soddisfatta della propria capacità seduttiva. È difficile rimanere sempre nello stesso stato ed è invece legittimo modificare. È importante precisare che la matrice va letta nel tempo. 

Nel tuo libro parli, appunto, anche del tempo...

Bisogna innanzitutto distinguere tra Kairos e Chronos. Il Kairos è il momento giusto. Nell'antica Grecia è il momento di Dio. Mentre il Chronos è il tempo logico e sequenziale, il Kairos è il momento in cui accade qualcosa di speciale ed è qualitativo. Questo significa che non tutti i momenti sono uguali. Le persone, diceva Hillman, sono come libri: bisogna imparare a leggerli (etero-centrandoci) . Il tempismo si rivela un aspetto molto importante, quindi. Liberiamoci dalla foga e impariamo a evitare l'assalto delle parole con l'Altro.

Secondo te  quanta autostima occorre per la Seducenza?

La Seducenza è un processo circolare. Bisogna imparare a produrre desiderabilità nell'altro. Non c'è un prima o un dopo, ma una circolarità. Bisogna guardarsi: a una certa età ognuno ha la responsabilità della propria faccia. E bisogna imparare a capire che ognuno di noi è un pezzo unico. Un occhio che invece guarda dentro mentre l'altro guarda fuori significa inseducibilità.

Parliamo infine del cono della potenza seduttiva...

Di fronte alla Seducenza ci possiamo porre con diversi atteggiamenti psicologici. Prenderne coscienza significa non cadere nello stato psicologico dell'Impotenza, vale a dire ripetersi di non essere in grado di sedurre nessuno; significa non salire verso l'Onnipotenza, dimenticando la realtà e illudendosi di poter raggiungere qualsiasi obiettivo; significa  porsi invece in uno stato di Potenza, dove gli obiettivi sono realistici e si fa i conti con la realtà. Il seduttore, quindi, agisce nella propria area di Seducenza, cioè si concentra su ciò che è alla sua portata (non illudiamoci di poter sedurre Natalie Portman!) , prepara il terreno per la decisione che l'Altro prenderà nei suoi confronti.