Negli anni che vanno dal 1963, apice del cosiddetto
"miracolo economico", e gli inizi degli anni ottanta, l'Italia è
scossa da profondi mutamenti. Questa rivoluzione vede cambiare gli italiani nel loro modo di
vivere e lavorare, consumare e produrre, pensare e sognare. L'Italia apre le
porte al Neocapitalismo. In questo clima Pasolini parla di un vero e proprio
Nuovo Potere, un nuovo fascismo, ai più invisibile, nascosto tra le pieghe di
un repentino e da tutti auspicato benessere.
Il Nuovo Potere di Pasolini è anch'esso un totalitarismo, come
il vecchio potere clerico-fascista che lui ha ben conosciuto sotto Mussolini,
ma l'autore non identifica questo potere solo dal punto di vista politico. È
invece qualcosa che investe sopratutto il lato economico e sociale della
società. Al contrario del vecchio fascismo, che aveva la faccia di un dittatore
preciso, Mussolini, questo è un potere senza volto. «Scrivo "Potere" con la P maiuscola[...] solo perché
sinceramente non so in cosa consista questo nuovo Potere o chi lo rappresenti»[1]. È un potere da mille
volti, uno dei quali viene rappresentato dall'autore in Petrolio attraverso il personaggio di Troya, ovvero il Cefis a capo
dell'Eni dopo la morte di Mattei[2].
Il Nuovo Potere risiede infatti nella «totalizzazione stessa dei modelli industriali: come dire una sorta di
conquista globale della mentalità tramite l'ossessione di produrre, di
consumare, e vivere di conseguenza».[3]
Le sue caratteristiche sono l'abbandono del vecchio
clelicarismo, la borghesizzazione forzata di contadini e sottoproletari, la
scelta di attuare fino in fondo lo Sviluppo, trascurando però il Progresso.
Distingue bene, Pasolini, questo rapporto senza equilibrio nei suoi scritti:
coloro che spingono lo Sviluppo( questo
Sviluppo in particolare, precisa, non lo sviluppo in generale) sono gli
industriali, ovvero coloro che producono, la destra economica e non ideologica;
gli operai, i contadini, gli intellettuali di sinistra vogliono invece il
Progresso. Mentre lo Sviluppo produce beni superflui, il Progresso vorrebbe
produrre solo beni necessari. «Il
"progresso" è dunque una nozione ideale(sociale e politica: là dove
lo "sviluppo" è un fatto pragmatico ed economico»[4]. Lo Sviluppo si è formato
nel contesto dell'industrializzazione borghese.«Ma l'idea del possesso e della conservazione, su cui si fonda la
condanna della borghesia, non sono una caratteristica del vecchio mondo
padronale? Mentre il nuovo mondo non si cura tanto di possedere e di
conservare quanto di produrre e di consumare? »[5], si chiede l'autore.
Le conseguenze di questa
particolare dissociazione tra Sviluppo e Progresso sono drammatiche. La civiltà
dei consumi ha fatto sì che avvenisse una vera e propria mutazione antropologica. La perdita di valori, quali l'amicizia, la
dignità, l'onore, la virilità, la fiducia, ha toccato la società ( e i giovani,
sopratutto) nel proprio modo di essere. Basta guardare, dice Pasolini. Sul
Corriere della sera pubblica un articolo[6] dove dichiara che il
fascismo non è più il fascismo tradizionale. I giovani chiamati "fascisti"
sono culturalmente, psicologicamente, somaticamente, identici ai loro coetanei.
L'omologazione culturale ha fatto sì che sparissero le differenze tra popolo e
borghesia, operai e sottoproletari. L'imitazione, il conformismo, genera dei
veri e propri mostri. Il conformismo è proprio uno dei punti critici del
pensiero pasoliniano sul Nuovo Potere.
Nel suo romanzo postumo, Petrolio,
questo è particolarmente evidente nella Visione del Merda.[7] Ogni paragrafo della
Visione rappresenta un mutamento sociale in atto, che si identifica nel Modello
chiuso dentro al tabernacolo all'interno di veri e propri gironi infernali. Il
Merda e la sua fidanzata , Cinzia, viaggiano attraverso le strade della capitale,
abbracciati, in silenzio perché «tra loro
tutto è stato detto, e per quanto riguarda gli altri, la loro presenza basta a dire
tutto»[8]. In rilevo qui la mimesi
dei giovani nel vestire o nel pettinarsi ( tema già affrontato sul Corriere
della sera con "Contro i capelli lunghi"[9]). Il Nuovo Potere manipola
i corpi, afferma, come Himmler o Hitler, ma nel modo peggiore: trasformandone
la coscienza, istituendo i valori del consumo che sono falsi e alienanti. Questa
mimesi risulta però goffa e, sopratutto, nevrotizzante perché il giovane non
riesce a realizzare i modelli imposti. Il problema della nervosi si ripercuote
poi su tutto.
Questo nuovo fascismo, quindi, impone dall'alto, e tutto ciò che
viene imposto dall'alto è più forte di ciò che viene dal basso. Impone i
modelli, la cultura. E, paradossalmente, anche la tolleranza. Ma è una falsa tolleranza, che in un certo senso
viene venduta alla società dei consumi. È un permissivismo concesso dall'alto e
quindi revocabile a comodo. Questo è ben evidente nel contestato articolo
sull'aborto che vide molte femministe sul
piede di guerra. L'articolo[10] parla proprio di «una libertà sessuale "regalata"
dal potere» che dà come risultato «una
vera e propria generale nevrosi». Il Merda e la sua ragazza, in Petrolio,
sono i simboli di questa coppia eterosessuale a cui vengono concessi molti più
diritti che in passato, anche al di fuori della convenzione matrimoniale. Ma «tale coppia», scrive Pasolini, «viene
presentata come un modello ossessivamente obbligatorio, esattamente alla
stregua, per esempio, della coppia consumatore-automobile»[11]. Il mostro consumistico è
un mostro bifronte,creato dal binomio Ragione-Pragma. È una la divinità della borghesia,
una divinità che impone dall'alto e esclude le minoranze(tra cui anche gli
omosessuali) dalla grande e nevrotica abbuffata.
La corsa ai beni superflui, una novità in una storia italiana fatta di
pane e miseria, ha portato alla corruzione, alla «selvaggia distruzione di valori», al «deterioramento antropologico, ecologico, civile»[12]. La democratizzazione derivante
da questo esteso consumo dei beni, prosegue, ha portato all'appiattimento
generale.
[1] PIER
PAOLO PASOLINI; "Il potere senza volto", Corriere della sera, 1974.
Ora in Scritti corsari con il titolo "Il vero fascismo e quindi il vero
antifascismo", pp. 45-50
[2] PIER
PAOLO PASOLINI; "Petrolio", pp. 103-117
[3] PIER
PAOLO PASOLINI; "Il sogno del centauro", intervista a cura di
J.Duflot, p. 152
[4] PIER
PAOLO PASOLINI, "Sviluppo e progresso", Scritti corsari, pp. 175-178
[5] PIER
PAOLO PASOLINI, Teorema, p.195
[6] PIER
PAOLO PASOLINI; "Gli italiani non sono più quelli", Corriere della
sera. Ora in Scritti corsari con il titolo "Studio sulla rivoluzione
antropologica in Italia", pp. 39-44
[7] PIER
PAOLO PASOLINI, "Petrolio", pp. 344-414
[8] Ibid.
[9] PIER
PAOLO PASOLINI. Ora in Scritti corsari con il titolo " Il «Discorso» dei
capelli", pp. 5-11
[10] PIER
PAOLO PASOLINI; "Sono contro l'aborto", Corriere della sera, 1975.
Ora in Scritti corsari con il titolo"Il coito, l'aborto, la falsa
tolleranza del potere, il conformismo dei progressisti"
[11] PIER
PAOLO PASOLINI, "Il carcere e la fraternità dell'amore omosessuale",
Il Mondo. Ora in Scritti corsari, pp. 197-202
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