Pasolini e il Nuovo potere- Parte 1
Pasolini e il Nuovo Potere- Parte2
Ma non è un intellettuale rinunciatario e pessimista, Pasolini. Tutt'altro. Potremmo definirlo un vero e proprio combattente. La sua nostalgia, lo ribadisce spesso, non è un modo per bloccarsi e arrendersi, facendosi imbrigliare dalle trame del Potere. È piuttosto una ricerca continua della strada per contrastarlo. Con Petrolio ( ma già anche parzialmente con la Divina Mimesis e con Teorema) Pasolini cerca di trovare un sistema per forare la rete costruita dal Potere e che interviene nel campo specifico della Letteratura. Cerca di portarsi fuori dal paradosso tentando non di fare un romanzo che esca dagli schemi del romanzo, ma di creare qualcosa di nuovo, che sia quasi non riconoscibile come letteratura. Una forma, appunto:
Pasolini e il Nuovo Potere- Parte2
Ma non è un intellettuale rinunciatario e pessimista, Pasolini. Tutt'altro. Potremmo definirlo un vero e proprio combattente. La sua nostalgia, lo ribadisce spesso, non è un modo per bloccarsi e arrendersi, facendosi imbrigliare dalle trame del Potere. È piuttosto una ricerca continua della strada per contrastarlo. Con Petrolio ( ma già anche parzialmente con la Divina Mimesis e con Teorema) Pasolini cerca di trovare un sistema per forare la rete costruita dal Potere e che interviene nel campo specifico della Letteratura. Cerca di portarsi fuori dal paradosso tentando non di fare un romanzo che esca dagli schemi del romanzo, ma di creare qualcosa di nuovo, che sia quasi non riconoscibile come letteratura. Una forma, appunto:
«È un romanzo, ma non è scritto
come sono scritti i romanzi veri[...]Ciò
vuol dire che non ho fatto del mio romanzo un 'oggetto', una 'forma', obbedendo
quindi alle leggi di un linguaggio che ne assicurasse la necessaria distanza da
me, quasi addirittura abolendomi, o attraverso cui io generosamente negassi me
stesso assumendo umilmente le vesti di un narratore uguale a tutti gli altri
narratori»[1].
Questo uscire dal gioco della letteratura, utilizzando la parola diretta, ovvero una parola che
sia pensiero e azione, una parola ancora forte, significa per Pasolini uscire
dal gioco del Potere e renderlo così visibile. Riuscendo appunto a risolvere il
paradosso.
Ma il segreto del Potere è anche nascosto nella violenza che caratterizza
gli anni settanta italiani. Ogni atto criminale necessita di responsabili.
Coloro che hanno contribuito, assecondando il Potere, che questo entrasse e
cambiasse le menti della popolazione. I
cittadini italiani vogliono sapere, afferma: vogliono sapere la verità sui
disastri edilizi, sui cosiddetti "golpe"fascisti, sui ruoli del Sifar
e del Sid, della Cia e della Mafia. E le vogliono sapere, aggiunge, tutte
insieme. Ed ecco che quindi scrive "Il
processo", dove condanna coloro che hanno governato il Paese dal
dopoguerra al 1975. Questo per rivelare «ai
cittadini italiani qualcosa di essenziale per la loro esistenza, cioè questo: i
potenti democristiani che ci hanno governato negli ultimi dieci anni non hanno
capito che si era storicamente esaurita la forma di potere che essi avevano
servilmente servito nei vent'anni precedenti(traendone peraltro tutti i
possibili profitti) e che la nuova forma di potere non sapeva più ( e non sa
più) cosa farsene di loro[2]». Questo perché «il contesto in cui governare non è più
quello clerico-fascista[3]». Il fascismo
infatti, il vecchio potere, aveva governato l'Italia solo
esteriormente,dominandola e non riuscendo a scalfirla. Il regime odierno invece
è un regime democratico, ma quella acculturazione che il Nuovo Potere, cioè la
società dei consumi, ha creato distrugge e annienta i vari modi di essere
uomini.
Niente è più anarchico del Potere, afferma. Il Potere fa ciò che vuole e
quello che vuole è dettato da ragioni economiche. Il Potere non vuole più un bravo
cittadino o un bravo soldato, ma semplicemente un consumatore, che sia
imprevidente, laico,edonista. Pasolini si propone come un arrabbiato in
un'Italia dove esistono solo piccole rabbie perché esiste solo una piccola
borghesia. Ed è l'unico modo per lui di avere ancora un senso come poeta. Le
stesse polemiche, gli scandali, le denuncie, seppur dolorose, sono il rischio
che il poeta corre per essere ancora un poeta. Drammaticamente anche la sua morte
si pone in questa ottica. E Poeta delle
ceneri sembra quasi un testamento:
«Perciò io
vorrei soltanto vivere
Pur essendo poeta
Perché la vita si esprime anche solo con se stessa.
Vorrei esprimermi con gli esempi.
Gettare il mio corpo nella lotta.
O sarò poeta di cose.
Le azioni della vita saranno solo comunicate,
e saranno esse, la poesia,
poiché, ti ripeto, non c'è altra poesia che l'azione reale»[4]
Pur essendo poeta
Perché la vita si esprime anche solo con se stessa.
Vorrei esprimermi con gli esempi.
Gettare il mio corpo nella lotta.
O sarò poeta di cose.
Le azioni della vita saranno solo comunicate,
e saranno esse, la poesia,
poiché, ti ripeto, non c'è altra poesia che l'azione reale»[4]
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