I fan di Aimee
Bender non saranno delusi dal nuovo libro dell'eccentrica scrittrice americana.
La maestra dei colori è una raccolta
di quindici racconti, divisi in tre parti.
Prendendo le movenze
della fiabe dei Fratelli Grimm, a cui l'autrice si è sempre ispirata, la
narrazione cuce tutti i pezzi di un mondo popolato da donne che devono sposano
orchi, uomini che si fingono nazisti per essere condannati dal tribunale di
Norimberga, ragazzi che soffrono di analfabetismo
facciale. Pregevole il racconto da cui prende nome la raccolta, una specie
di fiaba prima della fiaba, in cui la
futura protagonista di Pelle d'asino riceve tre vestiti dalla giovane apprendista
della Maestra dei colori. Non trapela
alcun romanticismo in queste pagine, piuttosto la fragilità dell'essere
umano, nascosta dietro a una apparente sicurezza.
Lo stile della
Bender alleggerisce le cose pesanti e tristi, mette in mano al lettore le chiavi della sua mente
e gli permette di aprirla.
Il fantastico
trabocca da ogni parola. Eppure c'è sempre qualcosa di terribilmente realistico
nelle sue storie, di coinvolgente.
Sono le emozioni dei
personaggi a prendere corpo,diventando tangibili più dei personaggi stessi. Ed è proprio l'elemento che rende queste pagine
speciali.
Terminato il libro, come
suggeriva Carver, ci si dovrebbe fermare un momento, per riprendersi. Allora si avvertirà, come fosse
una magia, che qualcosa è scivolato via dal libro, si è cercato un cantuccio
nel cuore, ci si è accovacciato e lì resterà per sempre. Per ricordarci di che
colore sono i nostri sentimenti.
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