Singolare
uomo, Coelho. Mi ero fatta un giudizio su di lui leggendo i suoi libri, definendolo
come un uomo pacato, dedito alla meditazione, magari praticata sul divano
bianco del suo salotto che si affaccia sul mare. Non so da dove arrivino queste
immagini. Probabilmente sono una somma di cliché.
Il fatto è che
mi sono invece imbattuta per caso nella sua biografia. E ho scoperto cose
interessanti. Ho scoperto l’altra faccia di Coelho.
Nato a Rio de
Janeiro nel 1947 da una famiglia borghese, sin da subito rivelò un carattere
avverso alle regole e propenso, invece, alle arti. Frequentò la scuola gesuita
santo Ignacio, dove si scontrò con la durissima disciplina imposta. Il padre lo
avrebbe visto bene come avvocato, ma non aveva fatto i conti con un figlio ribelle
che, ben presto, entrò in contatto con una compagnia teatrale (al tempo il
teatro era visto, da famiglie come quella di Paulo, un’attività immorale).
Convinto di rimetterlo sulla retta via, decise di internarlo in un manicomio.
Ma, dopo altri due internamenti e qualche seduta di elettrochoc, il ragazzo non
si raddrizzò affatto: provò ogni tipo di droga, si dedicò scrupolosamente al
sesso, sia con le donne che con gli uomini –una sua amica di New York affermò
“Sono stata con tanti ragazzi, ma tu… wow! Tu sei il primo ad avere il cazzo
quadrato!”-, provò come giornalista fu attivo politicamente come marxista
(allora in Brasile regnava il regime militare di Artur da Costa e Silva) e,
infine incontrò il cantante ribelle – e un po’ poeta- Raul Seixas.
Sulla vera o
presunta amicizia tra i due c’è ancora qualche velo da scoprire, ma il dato di
fatto inequivocabile è che collaborano a un progetto di svolta del rock
brasiliano, incidendo diversi album di successo. E, soprattutto, fondarono la
“Società alternativa”, un’organizzazione filosofico - politicizzata che difendeva la libertà individuale, andava
contro al capitalismo e praticava magia nera.
Sembra che il
giovane Paulo fosse proprio uno studente modello e studiò la Legge di Thelema con
devozione, dichiarando che avrebbe certo aiutato la confraternita a diffondere
i loro ideali e le loro idee.
E così fece:
lui e Raul fecero uscire il “manifesto de Khing-hà”, dichiarando che “la Società alternativa
proseguirà il suo viaggio verso la costruzione di basi sociali votate alla
civiltà Thelemaica”. Quindi in nome della libertà individuale… Il regime
militare non gliela fece passare liscia. Cinque giorni più tardi vennero
entrambi arrestati, insieme ad altri sovversivi, e rinchiusi in carcere. Etichettato come “capo sovversivo”, fu tenuto
in cella più a lungo del suo amico Raul e degli altri e, appena uscito, fu
catturato per la strada e portato in un centro di tortura militare per vari
giorni. Questa fu la svolta.
Da quel
momento le notizie su Coelho si fanno più tradizionali: nel 1980 si sposa, poi
inizia a pubblicare i suoi libri, esordendo nel 1987 con “Diario di un mago”.
Questo strano
percorso mi fa alla fine comprendere da dove arriva quella che io ho sempre
definito come filosofia spicciola, di cui i libri di Coelho sono intrisi. E
sebbene resti ancora dell’opinione di Franzen in proposito -la buona narrativa è quella che si rifiuta di fornire facili soluzioni al conflitto, di dipingere le cose come bianche o nere, come buoni contro cattivi. Esattamente l'opposto della psicologia spicciola- , almeno adesso
so che frasi come “il mondo è nelle mani
di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i
propri sogni” o “il vero io è quello
che sei tu, non quello che hanno fatto di te”, hanno una certa ragion d’essere
tra le mani di Coelho. O perlomeno parla per esperienza personale.
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