Una
raccolta di racconti e un romanzo. Sono queste a oggi le fatiche di Tedoldi,
scrittore romano del 1971.
Passo
di nuovo in rassegna i titoli dei suoi racconti inclusi nella raccolta Io Odio
John Updike che ho appena terminato. Bathos, DB9, L'amore freddo... mi chiedo
cosa mi abbiano lasciato. Tra le righe si può leggere una strana violenza,
verso l'uomo e la società. A prima vista potrebbe sembrare un Bukowski alla
romana, peccato che il nostro autore sia un pariolino e l'associazione non
regga, quindi.
Tedoldi
ha un linguaggio studiato, una voce un po' cupa e la struttura dei suoi racconti non è lineare.
Questo non necessariamente è un male, perlomeno per me, ma la valanga di parole
che lascia in queste pagine sembra piuttosto lo sfogo di un ragazzino ricco, viziato e
annoiato. E con molta probabilità lo è. Non mi risulta affatto simpatico e non
mi fa fare salti di gioia.
Ogni
singolo racconto difetta di un particolare a cui io, lettrice, sono
particolarmente attenta: le emozioni. Non c'è amore, in queste pagine. Lo sguardo
verso il mondo è vitreo, assente. I suoi protagonisti sono passivi, latenti. Mi
stupisce quindi il clamore che si è fatto attorno a questo libro.
Ma forse
il mio è un giudizio personale. Ho provato una vera e propria stizza leggendo, cosa che mi non capita di frequente.
Magari era questo l'intento di Tedoldi? Tutto è possibile, anche se resta fermo
un punto: questi racconti non mi hanno lasciato nulla, non mi hanno coinvolto,
e questo segna un punto a sfavore per lo scrittore romano.
Nessun commento:
Posta un commento