Non si finisce col fracassarsi il naso in terra perché si scrive, ma al contrario si scrive perché ci si fracassa il naso e non resta più altro dove andare. (A. Cechov)

venerdì 2 dicembre 2016

Residui - Carlos Drummond de Andrade



Di tutto è rimasto un poco,

Della mia paura. Del tuo ribrezzo.


Dei gridi blesi. Della rosa

è rimasto un poco.


È rimasto un poco di luce

captata nel cappello.

Negli occhi del ruffiano

è restata un po' di tenerezza

(molto poco)


Poco è rimasto di questa polvere

che ti coprì le scarpe

bianche. Pochi panni sono rimasti,

pochi veli rotti,

poco, poco, molto poco.


Ma d'ogni cosa resta un poco.

Del ponte bombardato,

delle due foglie d'erba,

del pacchetto

- vuoto - di sigarette, è rimasto un poco


Che di ogni cosa resta un poco.

È rimasto un po' del tuo mento

nel mento di tua figlia.


Del tuo ruvido silenzio

un poco è rimasto, un poco

sui muri infastiditi,

nelle foglie, mute, che salgono.


È rimasto un po' di tutto

nel piattino di porcellana,

drago rotto, fiore bianco,

di rughe sulla tua fronte,

ritratto.


Se di tutto resta un poco,

perché mai non dovrebbe restare

un po' di me? Nel treno

che porta a nord, nella nave,

negli annunci di giornale,

un po' di me a Londra,

un po' di me in qualche dove?

nella consonante?

nel pozzo?


Un poco resta oscillando

alla foce dei fiumi

e i pesci non lo evitano,

un poco: non viene nei libri.


Di tutto rimane un poco.

Non molto: da un rubinetto

stilla questa goccia assurda,

metà sale e metà alcool,

salta questa zampa di rana,

questo vetro di orologio

rotto in mille speranze,

questo collo di cigno,

questo segreto infantile...

Di ogni cosa è rimasto un poco:

di me; di te; di Abelardo.

Un capello sulla mia manica,

di tutto è rimasto un poco;

vento nelle mie orecchie,

rutto volgare, gemito

di viscere ribelli,

e minuscoli artefatti:

campanula, alveolo, capsula

di revolver... di aspirina.

Di tutto è rimasto un poco.

E di tutto resta un poco.

Oh, apri i flacone di profumo

e soffoca

l'insopportabile lezzo della memoria.


Ma di tutto, terribile, resta un poco,

e sotto le onde ritmate,

e sotto le nuvole e i venti

e sotto i ponti e sotto i tunnel

e sotto le fiamme e sotto il sarcasmo

e sotto il muco e sotto il vomito

e sotto il singhiozzo, il carcere, il dimenticato

e sotto gli spettacoli e sotto la morte in scarlatto

e sotto le biblioteche, gli ospizi, le chiese trionfanti

e sotto te stesso e sotto i tuoi piedi già rigidi

e sotto i cardini della famiglia e della classe,

rimane sempre un poco di tutto.

A volte un bottone. A volte un topo.



Foto: Alessia Zanzi

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