La trama è molto semplice: Giulia, insegnante di mezza età, madre
di due splendidi figli e donna sposata che conduce una vita apparentemente
senza problemi, si suicida. Michela
Tilli ci racconta cosa succede a chi resta, la famiglia in primis, ma anche il
suo psicoterapeuta, Da Col, la sua migliore amica, Donata e il maresciallo Di
Pietro, incaricato di condurre le indagini sul caso. Tutti vengono segnati da
questa nuova assenza, tutti dovranno venirne a patti. Tutti dovranno cercare di
scoprire la loro verità per poter continuare a vivere.
Ed è proprio una grande riflessione sul significato della
vita, questo libro, che parte dalla sua negazione, la morte, ma la allontana e
la avvicina continuamente, così da farci comprendere che non si può parlare del
bianco se non si conosce il nero. Ho trovato molto bello avere l'opportunità di
vedere come le vite di questi personaggi vadano avanti proprio grazie a questo
evento di per sé tragico. Come si trasformino in coraggio di vivere, proprio
perché faccia a faccia con la morte. Ma nessuno di loro riflette mai
direttamente su questo punto. Ed è
questa la sottigliezza più bella del romanzo. Forse non sarà niente di nuovo,
ma questo non rientra nella mia forma mentis di lettrice. Non è mai il cosa per me.
Quindi si passa al come.
E le cose si complicano.
Devo dire che sono rimasta piacevolmente sorpresa da questo
libro, che ha un incipit banale dal punto di vista stilistico. La prosa
dell'autrice spesso è piatta, priva di emozione e ciò stride spesso con ciò che
vuole dire, che invece per avere un certo spessore dovrebbe caricarsi di patos.
Ma spesso non significa sempre ed è qui che sono rimasta
imbrigliata. Ci sono pagine davvero molto belle, ricche di poesia. E non solo
quella che la defunta lascia segretamente in eredità. Riesce, anche se non
pienamente, a coinvolgerti. Forse avrei
avuto meno fretta di scriverlo, questo romanzo. Forse, dico forse, qualche
revisione in più l'avrei fatta. Avrei limato le parole, tolto qualche parte didascalica,
alleggerito alcuni punti, indagato meglio nelle anime dei personaggi, che
spesso restano un po' caricaturali. Ma in generale devo dire che non mi è
dispiaciuto. Mi ha fatto riflettere e questo lo trovo il suo punto forte.
Insomma, devo dire che è comunque il mio genere e se mi
capiterà leggerò ancora qualcosa di questa autrice.
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