Non si finisce col fracassarsi il naso in terra perché si scrive, ma al contrario si scrive perché ci si fracassa il naso e non resta più altro dove andare. (A. Cechov)

lunedì 9 settembre 2013

Gstaad 95-98, Van der Jagt Marek

Le recensioni non sono il mio forte. Parlando di un libro, ad esempio, difficilmente la prima cosa che dico è la trama. Mi affido ai cinque sensi quando leggo un libro e il primo senso che utilizzo è il gusto. Un buon libro deve lasciarti un buon sapore in bocca. Quindi a volte li catalogo proprio così: dolci, salati, amari, aspri etc.
Il libro di Marek è indubbiamente il miscuglio perfetto di tutti questi gusti. Ma non solo. Alla fine ti accorgi che il pasto è stato, nonostante la trama -terribile e angosciante- ottimo.
Marek ha l’abilità geniale in questo libro di rovesciarti gli occhi. Alla fine credi che le cose terribili che il protagonista ha fatto e subito siano solo atti di enorme bontà.
Gstaad 95- 98 è un catalogo. Quasi museale, da far invidia all’ultimo libro di Pamuk. Il museo del piccolo Lepeltier è un museo di peccati necessari. Tutto corre sul filo dell’inevitabilità, tanto che a un certo punto afferma:
“ Pentimento, perciò, è una parola che non voglio usare[…]. Il pentimento nasce dal principio della scelta sbagliata. Se la mia vita è stata fatta di scelte sbagliate, allora mi chiedo quali sarebbero state le scelte giuste”.
È proprio questo senso di inevitabilità che porta il lettore a stare vicino al protagonista, l’io narrante, il Mostro. Quasi riesci a identificatrici. È un libro aspro, quindi, che fa arricciare le labbra e strizzare gli occhi.
Ma parla d’amore come poche altre pagine della letteratura. La devozione permea ogni singola riga. Così come l’amore per il prossimo, amato e ricercato fino all’estremo limite. “ È il desiderio dell’altro che ci rende esseri umani” scrive,”ed è quello stesso desiderio che, dopo, ci degrada di nuovo a bestia tra le bestie. Ci solleva, ci eleva,  per poi scaraventarci ancora più in fondo nel burrone”.
Marek costruisce un pensiero rovesciato perfetto, usando un tono a tratti algido e a tratti talmente pieno d’amore da scuoterti. È un livello di Tetris vinto da un giocatore esperto, dove ogni concetto rovesciato si incastra con l’altro in maniera egregia.


Lo consiglio, quindi, certo. Ottimo libro, ottimo narratore. Ma scordatevi di entrare nel giardino dell’Eden. Questo libro è l’Inferno.
Non dimentichiamoci chi si cela dietro a questo libro, poi...






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